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Il Made in Italy come modello di business per l’Italia

Quanto è importante il Made in Italy nel business? E quanto questa dicitura può aiutare il mercato italiano? Molto, moltissimo. Si tratta del “superpotere” dell’Italia, una delle più grandi gemme della nostra penisola.

Il potere del Made in Italy

Per chi vive in Italia si tratta più che altro di un valore aggiunto. Soprattutto quando si parla di industrie come quella del food il made in Italy viene considerato alla base del prodotto. All’estero però la situazione è diversa e più ci si allontana dalla penisola nostrana più le cose cambiano. Il Made in Italy all’estero, soprattutto in paesi come Cina o Stati Uniti, non è solo sinonimo di alta qualità, ma ha anche un valore simbolico, frutto di anni e secoli di storia. Anche senza essere esperti si intuisce il fascino dell’Italia e dei suoi prodotti anche solo da come i personaggi di film e serie d’oltreoceano ne parlano, per esempio.

A sottolineare l’importanza del made in Italy quando si parla di business però non è solo il “sentito dire”. I dati riguardanti le esportazioni estere del made in Italy del 2017 sono da record, dove sono stati generati ben 448 milioni di euro. Questo ha portato l’Italia ha posizionarsi al terzo posto nella classifica degli esportatori mondiali in termini di crescita di export. Il merito di questa grande crescita è anche da dare al piano triennale, ormai giunto alla sua conclusione, per la promozione del Made in Italy. Piano che non ha portato solo alla crescita di vari settori, ma anche a un miglioramento della qualità dei prodotti. Insomma, una situazione vincente sotto più punti di vista, da continuare a spronare.

Chi sfrutta al meglio il Made in Italy?

Non tutte le aziende e non tutti i settori sfruttano al massimo il marchio “Made in Italy”, ma chi lo fa ne riconosce i vantaggi. A ricavare i maggiori vantaggi sono i settori di punta che da sempre fanno un vanto dell’essere italiani: moda, fashion e food & wine. Si tratta di industria manifatturiera e settore terziario, ma anche la lavorazione di metalli.

Ovviamente la aziende più grandi e più puntate verso l’innovazione e con un mercato estero già ampio riescono ad appoggiarsi al meglio sul Made in Italy, dicitura che ha il valore di un grande brand ormai. Geograficamente parlando ci si riferisce nella maggior parte dei casi ad aziende situate nel nord Italia, con diverse percentuali a seconda se si trovino nel nord-est, ovest o centro. Segnalare che un’azienda o un prodotto sia italiano infatti non basta, ma è necessario anche avere una strategia competitiva e la capacità di essere al passo con i tempi, anche e soprattutto a livello tecnologico e di comunicazione. Un altro passo avanti poi sarebbe quello di sfruttare al meglio questo brand nostrano non solo per i classici settori che contraddistinguono la penisola, ma anche altri in cui l’Italia è importante.

Cosa si può fare per migliorare ancora?

Sicuramente la necessità di avere una buona strategia web è importante. Ormai nel mercato mondiale, ma anche in quello nazionale, per essere competitivi bisogna essere digitali. La realtà digitale è infatti parte del mondo di tutti e restarne fuori, anche solo parzialmente, porta svantaggi sotto diversi punti di vista, dalle vendite, alla pubblicità. Purtroppo l’Italia si trova ancora indietro su questo punto, sia come infrastrutture che come preparazione. Questa divisione, tra l’Italia e le altre nazioni, è in via di miglioramento, sia grazie a un cambiamento di mentalità, sia per via dell’aumento delle infrastrutture. Negli ultimi anni infatti sono aumentate le aziende e i privati in possesso della fibra ottica, per esempio e l’Italia sta lavorando per risolvere la situazione “a macchia di leopardo” per quel che riguarda l’accesso a una rete veloce. Allo stesso modo anche all’interno delle varie aziende ci si sta muovendo sempre di più verso una digitalizzazione.

Si tratta, alla fine, del modo migliore per rendere il made in Italy più competitivo: che tutte le realtà siano digitali e presenti. Perché il mondo è sempre più piccolo e in continua evoluzione. Riuscire, quindi, a far sì che il made in Italy rimanga italiano, ma globale, in un’ottica glocal, è una strategia che funziona.