La sfida della nuova Supply Chain – Intervista a Laura Cavioni

La sfida della nuova Supply Chain – Intervista a Laura Cavioni

IT Operation Analyst in Vivienne Westwood, Laura Cavioni ha iniziato il suo percorso lavorativo in Vivienne Westwood nel 2011, nel Dipartimento Retail, occupandosi di gestione del DB e dei processi tipici di negozio. Con la crescita del Brand e la diversificazione delle esigenze di Business, ha ampliato le sue conoscenze in materia di BI, PLM, ERP e gestione dei processi aziendali afferenti alla Supply Chain seguendone i progetti di implementazione.

Cos’è la Supply Chain e come funziona?

Con il termine “Supply Chain” si intende tutto ciò che riguarda la catena di fornitura di un prodotto, dalla sua creazione alla consegna al cliente; va da sé che siamo davanti ad un concetto ampio che comprende molteplici processi e attori che vanno concertati al meglio affinché il flusso del lavoro non abbia intoppi o ritardi di sorta. Questa branca dell’azienda pone davanti a sfide notevoli, prime tra tutte l’efficienza, l’innovazione e la sostenibilità.

Logistica e la Supply Chain, quali differenze?

La logistica è uno dei tre pilastri che compongono la Supply Chain, insieme ai flussi finanziari e alla gestione della produzione. Possiamo suddividere il processo in 3 macro aree: vendita e produzione, distribuzione e flussi finanziari.

La gestione della produzione si ha a partire dalla vendita, momento in cui la catena di fornitura si mette in moto avendo come input primario la raccolta degli ordini dei clienti dai quali verranno dedotti gli ordini a fornitore che a loro volta porteranno alla creazione dei prodotti; a questo punto entrerà in gioco la distribuzione e quindi la ricezione fisica dei prodotti in magazzino che saranno consegnati ai clienti (logistica). Da qui la generazione di flussi finanziari verso fornitori (ciclo passivo) e verso i clienti stessi (ciclo attivo).

Due parole su BI (Business Intelligence), PLM (Product Lifecycle Management), ERP (Enterprise Resource Planning)

È palese a questo punto che per gestire efficacemente l’intera gamma di processi descritti sopra, un’azienda necessiti di validi strumenti di gestione e controllo tra i quali risultano la Business Intelligence, il PLM e l’ERP. Più il quadro degli applicativi è completo ed interconnesso, più facilmente si avrà coscienza di quanto l’azienda produca e a quali margini. Ciascuno degli applicativi nominati sopra ha una sua specificità: il PLM (Product Lifecycle Management) è il software dedicato alla gestione del ciclo di vita del prodotto, avendo esso al suo interno tutte le specifiche del caso e fornendo sia dati tecnici di produzione che specifiche di costo; il flusso informatico che viene generato dal PLM viene recepito da un ERP (Enterprise Resource Planning), programma dedicato alla gestione e pianificazione delle risorse aziendali, dalle risorse umane alla logistica fino ai flussi finanziari. Tutti i dati poi generalmente vengono letti e razionalizzati sottoforma di report strutturati dalla BI (Business Intelligence).

Il ruolo della BI (Business Intelligence) nei processi di business?

Il ruolo sostanziale della BI (Business Intelligence) è quello di aiutare il board nella gestione e nel controllo real time dell’andamento aziendale.

Non meno importante però è l’aiuto che dà nel processo decisionale che quotidianamente viene affrontato da tutti i dipartimenti di un’azienda, dal finance alla logistica, dal customer care al buying, al commerciale.

La BI è, come detto sopra, sostanzialmente un generatore di reportistiche ad uso e consumo di tutti i dipartimenti che in pochi attimi restituisce delle fotografie dell’as is sotto svariati punti di vista, riuscendo a confrontare dati provenienti da più sorgenti così da fornire un quadro il più ampio possibile.

Come i big data e l’AI (Artificial Intelligence) possono contribuire a rendere sostenibile la logistica nei trasporti?

I Big Data e l’AI (Artificial Intelligence) sono due tra gli strumenti più potenti che ad oggi permettono un’analisi a 360° di un qualsivoglia aspetto aziendale. In materia di logistica sostenibile, i miglioramenti che vengono ricercati sono assolutamente il perfezionamento delle procedure di gestione del magazzino e l’uso razionale degli imballaggi e del packaging, come primo step. Un altro aspetto che sta diventando sempre più rilevante è il cosiddetto “carbon footprint” e cioè il calcolo delle emissioni di gas serra causate da un particolare prodotto o servizio che deve essere rilevato e gestito al fine di essere ridotto il più possibile.

Sempre in materia di inquinamento, uno dei problemi ancora aperti con ampi margini di miglioramento è sicuramente l’annosa gestione del “last mile” sul traffico urbano causata dalle consegne e dai ritiri prevalentemente su clienti finali. L’analisi ad alto livello di tutti questi aspetti fornita dai Big Data e dall’AI è oggi una condizione necessaria per creare una catena di plusvalore a disposizione di tutte le aziende che hanno obiettivi affini pur facendo parte di settori differenti.

La trasformazione dei processi aziendali legati alla Supply Chain in ambito Retail con la crescita dei servizi digitali?

La nascita di app sempre più incentrate sul servizio al cliente ha avuto un impatto enorme sulla Supply Chain delle aziende che sempre più hanno dovuto alzare l’asticella del livello tecnologico al loro interno, imparando il significato del termine “Digital Marketing” e i suoi innumerevoli risvolti in ambito di gestione della domanda e dell’offerta. Questo quadro induce sempre più a migliorare ritmi ed efficienza ma non sempre la velocità è sinonimo di qualità di servizio.

È chiaro che ogni azienda deve adattare questo nuovo scenario al proprio DNA per poterlo governare al meglio senza incappare in gestioni onerose in termini di tempi e di costi, valutando attentamente l’effort delle proprie risorse ed evitando di snaturare il proprio Brand.

Locale e globale; rapidità nell’evoluzione e stabilità delle soluzioni. Il mondo dei servizi digitali è pieno di esigenze a prima vista contrastanti, quale è l’approccio del colosso Vivienne Westwood per trovare un punto di equilibrio?

In Vivienne Westwood crediamo fortemente in un approccio che parta da un’analisi approfondita del locale mantenendo una visione globale sull’impatto che quest’ultimo ha. Sia la realtà locale che quella globale generano esigenze ed input che sono alla base dell’evoluzione dell’azienda; la necessità della novità in Westwood viene recepita, analizzata ed integrata poi nel contesto: spesso questo processo genera a sua volta nuovi input di crescita e di evoluzione, stabilizzando i precedenti e rendendoli parte dello standard aziendale. È chiaro che alla base di questo approccio è fondamentale una buona dose di adattabilità, curiosità e visione al potenziale inesplorato, oltre al fattore rischio che è un po’ il motore di tutto questo.

Ogni cambiamento implica un impiego di risorse non indifferente che viene ripagato dai risultati e dalla crescita in termini di conoscenza e padronanza di processi e settori.

Credo che la grande ricchezza di un’azienda come Vivienne Westwood risieda proprio in questo: la capacità visionaria che ha sempre avuto nel leggere e criticare il presente per creare il futuro, accompagnata da un pizzico di irriverenza e coraggio nell’affrontare discorsi scomodi, l’hanno resa spesso precursore e ambasciatore dell’evoluzione in ambito di idee e stili di vita.