Di che parliamo quando parliamo di Design Thinking

Di che parliamo quando parliamo di Design Thinking

Di che parliamo quando parliamo di design thinking. Il concetto di design thinking stenta ancora a imporsi all’interno del panorama professionale nostrano. Eppure all’estero tale termine è utilizzato da quasi una decina di anni, e per una ragione ben precisa: la sua efficacia. Tale strategia o approccio lavorativo mira a sfruttare tutto il valore che il processo creativo (propriamente design) può fornire durante la progettazione di un dato lavoro.

Di che parliamo quando parliamo di design thinking

Il design thinking è un approccio di gestione aziendale fondato sui principi e precetti del design strategico. Si avvale pertanto degli strumenti e delle metodologie adottate dai designer per lo sviluppo di idee creative. Vengono privilegiate le decisioni strutturate e tali da garantire un’organizzazione complessiva forte e stabile. Il design thinking è un processo incentrato sulla persona, sulle sue esigenze e sulle soluzioni che ne derivano. Si tratta dunque di una strategia che pone al centro delle sue attività l’utente.

Il design thinking è solo una tra le tante categorie del design

Il design thinking non è legato all’oggetto, almeno non solo. La disciplina copre tutto il processo di progettazione di un’idea, dalla sua fondazione allo sviluppo alla delivery sul mercato. Ciò che deve essere rimarcato costantemente è l’importanza rivestita dall’utente attraverso tutte le fasi di realizzazione dei progetti di riferimento.

Le parti in cui è suddiviso il design thinking

Di che parliamo quando parliamo di design thinking? E come è strutturato? Possiamo pensare a esso come a un edificio composto da più strati tra loro connessi e in perpetua comunicazione? Abbiamo detto che la strategia non è altro che un approccio creativo orientato al problem solving. Tale approccio è suddiviso in tre parti: ricerca, definizione e sviluppo.

Ricerca

La ricerca parte dall’identificazione del problema. Bisogna scovare il problema, capire quale sia la questione da risolvere, selezionare un punto di osservazione o una prospettiva tale da garantire uno sguardo lucido e partecipe. Il design thinker, a tal proposito, deve essere curioso, continuare a porsi domande e domandarsi il perché esista il problema che è chiamato a risolvere.

Definizione

Una volta identificato il problema, bisogna spingersi a considerare le varie opzioni in gioco. Definire innanzitutto la soluzione che si intende portare avanti, selezionandola da un nutrito campione di proposte. Non si deve mai pensare che una stessa soluzione possa valere per tutti i problemi che richiederanno di essere risolti in futuro. La definizione è ideale se affrontata all’interno di un team di creativi.

Sviluppo

Dopo aver analizzato la soluzione, è tempo di procedere con lo sviluppo della stessa. Bisogna procedere con calma, a steps, tentativi graduali e sistematici volti a mettere in luce via via la soluzione senza ripararsi dietro la confortante sicumera di aver già risolto la questione. Durante la fase di sviluppo è importante richiedere e ottenere feedback da utenti, clienti o colleghi.

L’importanza del design thinking

La complessità del sistema produttivo odierno è tale che riflettere su sistemi di progetto alternativi è fondamentale. Il design thinking permette esattamente questo: fornisce le lenti per una visione nuova dei metodi lavorativi, e gli strumenti per approcciarla in maniera innovativa. E se tutto quanto espresso qui sopra non fosse stato abbastanza persuasivo, bastino a tutti le parole espresse da Tim Brown, CEO di Ideo, la più grande azienda di Product Design al mondo: “pensare come un designer può cambiare il modo in cui si sviluppano prodotti, servizi e processi”. Solo attraverso il Design Thinking e la capacità di supervisione critica del designer è possibile gestire i processi creativi in seno alle aziende, controllandoli e individuando di conseguenza nuove opportunità di sviluppo.